Combattere con un Rokkaku è come combattere con un qualsiasi altro fighter. Tecnicamente.
Le maggiori dimensioni di un Rok rispetto a quelle di un fighter tradizionale o un “western” (fatta eccezione per i chula e i pakpao) fanno si che i suoi movimenti siano molto più lenti.
Per fare un esempio si potrebbe paragonare il modo di combattere di un gatto a quello di un orso: veloce e scattante uno, lento ma potente l’altro. La tecnica però resta sempre la stessa.
Niente a che vedere ovviamente con i combattimenti che si vedono abitualmente ai festival dove si forma solitamente un mega-nodo centrale che viene seguito immancabilmente da un tiro alla fune, dove inevitabilmente prima o poi qualcuno viene “tagliato”, e dove solo il più fortunato vince.
Un vero combattimento di Rokkaku è un gioco di posizione, di finte e di spostamenti sul campo e in aria, un susseguirsi di oscillazioni e “diagonali” degli aqui, un su e giù continuo nel cielo alla continua ricerca della posizione migliore che ti permetta di essere tu l’attaccante e riuscire così ad abbattere l’avversario prescelto. E’ un susseguirsi di uno-contro-uno, senza sapere che sarà il tuo prossimo avversario, fino a restare in due nel cielo.
Mentre in un “western”, patang o simili la ritazione viene indotta con un semplice rilascio (controllato!!) del filo, con un Rokkaku si dovrà “pompare” l’aquilone effettuando una serie di ampie trazioni del cavo alternate ad una serie di altrettanti rilasci che sbilanceranno progressivamente il nostro Rok fino a fargli orientare la “punta” superiore nella direzione desiderata.
Inutile dire che per ottenere questo risultato bisognerà trimmare (dall’inglese “trim” = regolazione fine) stecche e incurvatura alla perfezione per rendere l’aquilone “nervoso” e scattante al punto giusto, pronto a sfruttare tutte le tecniche di attacco proprie dei Rokkaku Challenger.
Tecniche che si chiamano “Tipping”, “Wind blocking”, “Pushing” e “Cutting” e che stanno al mega-nodo come una battaglia sta a una rissa, tecniche che ti danno la soddisfazione e la consapevolezza di esse5re stato effettivamente tu a vincere lo scontro, non la sorte a decidere per te.
Vediamole meglio: TIPPING (dall’inglese “tip” = punta).
Consiste nel posizionarsi sopra, sotto o lateralmente e successivamente spostarsi andando a toccare con il nostro cavo una delle punte delle stecche del Rok avversario, sbilanciandolo.
Questa manovra è particolarmente efficace se effettuata da sotto in quanto fa letteralmente capovolgere l’avversario facendolo spesso precipitare direttamente al suolo.
“WIND BLOCKING” (dall’inglese “wind = vento e “block” = blocco).
E’ particolarmente efficace in caso di aquiloni di dimensioni diverse e consiste nel posizionarsi perfettamente sopravvento all’avversario prescelto, bloccandogli così il flusso del vento e costringendolo così a scendere lentamente a terra.
Si può eventualmente “forzare” la manovra avvicinandosi lentamente fino ad appoggiare la propria vela a quella dell’avversario per spingerlo a terra, manovra che in questo caso si trasformerà in “PUSHING” (dall’inglese “push” = spingere).
ATTENZIONE!! Queste due manovre sono molto rischiose in quanto ci mettono nella posizione ideale per SUBIRE un “tipping”!!!
Arriviamo infine alla manovra principale, quella che da un senso al combattimento: il CUTTING (dall’inglese “cut” = tagliare).
Quando i cavi si incrociano abbiamo solamente due possibilità: evadere dall’incrocio o tagliare.
Se si opta per la seconda la regola unica e immutabile è: velocità. Il cavo che scorre più veloce taglia sempre quello più lento.
Ma è anche vero che il cavo più sottile taglia quello più robusto, quindi si dovranno valutare le condizioni del vento ed optare per un cavo sempre quasi al limite del carico di rottura.
A questo punto non mi resta che darvi appuntamento alla prossima lezione e augurarvi…
“BUONI INCROCI”!!
Ah, mi raccomando NON dimenticatevi di gridare “KATSURO” (vittoria) quando abbattete un avversario… nei challenge giapponesi il punto NON viene assegnato se non si è gridato… !!