eccoci qua, so che attendete questo post, abbiamo dovuto attendere qualche giorno per riprenderci dal viaggio a dir poco avventuroso, ma ora sono pronto per il post.
Roberto ha laciato a me l'onore di scrivere questo post, dato che lui lo aveva scritto lo scorso anno. dire che l'india è il paese delle contraddizioni e dire poco. infatti di contraddizioni ce ne sono tante. l'esperienza è stata molto bella e ricca di emozioni. vorrei ricordare che era presente anche Antonio Lumiotis in india, l'amico greco che la maggior parte di noi conosce. e devo dire che è stata una piacevole presenza, abbiamo condiviso diverse cose nel periodo in cui siamo stati assieme, anche le cose negative tipo diarrea del viaggiatore e vari malori inevitabili quando da europei si va in india per le prime volte. a parte queste premesse, arrivo al sodo. le persone indiane dai bambini più piccoli agli anziani, impazziscono quando hanno il filo di un aquilone in mano. noi stranieri nella manifestazione eravamo dei privilegiati, visti e trattati dalla gente locale come delle star. avevamo uno spazio di volo lungo il fiume sabarmati di ahmedabad, spazio transennato e tutti gli spettatori ( da 1 a 95 anni ) fuori dalle transenne. io e Roberto, eravamo gli unici che ci avvicinavamo alle transenne e davamo in mano il filo degli aquiloni statici che avevamo portato in mano ai bambini ( soprattutto ) e agli altri spettatori il filo degli aquiloni. dovevate vedere come si litigavano il filo, è stata un'emozione unica, indescrivibile. nuvole di ragazzini che scavalcavano le transenne per venire a far volare i nostri aquiloni. il vento era leggero ma non troppo e quindi si è volato bene e tanto. l'organizzazione, nei giorni del festival non da un attimo di tregua. ci hanno tenuto impegnato ogni attimo dei primi giorni del soggiorno. anche con uno spostamento in pullman in altra città sul mare del gujarat denominata porbandar. spostamento durato 7 ore all'andata e 8 ore al ritorno il tutto fatto in due giorni, con in mezzo cene e volo con aquiloni vicino alla spiaggia. anche qui stessa scena di cui sopra, assalto dei bambini e adulti al filo dei nostri aquiloni. una cosa che abbiamo imparato in lingua gujarati, (che è diversa dall'indi ) kito kito significa tirare il filo, mentre per lasciarlo urlano dil dil con qeste urla indigene, io mi sono inventato un giochino coi bambini. ci saranno stati 30 bambini col filo del mio aquilone in mano e quando gli urlavo kito kito kito loro correvano indietro tutti assieme tirando il filo e facendo salire il rokkaku che avevano in mano. poi urlavo dil dl dil e tutti correvano in avanti rilasciando il filo per rendere più instabile il rokkaku. questo contatto coi bambini è stata una cosa splendida ricca di forti emozioni. grazie a Roberto che parla bene inglese, abbiamo anche fatto amicizia con dei ragazzi indiani, in particolare il simpaticissimo e disponibilissimo Tarun (ehehehehehehe i terroni ci sono anche in india ehehehehehe), un'altro ragazzo di ceto medio alto, da qui il soprannome little tata anche lui molto simpatico e disponibile. questi due ragazzi, nella prima serata che avevamo libera da impegni del festival, ci sono venuti a prendere in albergo coi loro motorini, identici alle nostre vecchie vespa 125, tipo ET3 della piaggio, e cihanno portato in giro per la città, prima meta il kite market, dove in piccole bancarelle spesso improvvisate per l'occasione si vendevano migliaia di patang e chilomtri di filo, sia di cotone che mangia. a questo punto la difficoltà era quella di scegliere gli aquiloni, per noi migliori e più belli. vi assicuro che non è cosa facile. e poi contrattare il prezzo. dato che vedono gli stranieri, i prezzi lievitano subito. gli amici indiani ci hanno aiutato molto in questo e a loro va un grosso ringraziamento. una cosa che abbiamo subito riscontrato arrivati al kite market è che la maggior parte dei patang in vendita, non erano uguali a quelli a cui siamo abituati noi solitamente. ma da qualche anno, stanno facendo tantissimi patang con la traversa più aperta, questa caratteristica per noi risulta negativa, in quanto, questi nuovi patang girano in maniera meno stretta e meno precisa di quelli che utilizziamo noi, che fra l'altro sono i tradizionali indiani. quindi abbiamo dovuto scovare i negozi, che da una parte nascosti avevano i patang tradizionali. poi c'erano patang molto decorativi, ma poco adatti per il volo e per il combattimento. patang anche molto grandi e di forme strane. altro tipo di patang molto diffuso e molto decorato è quello col fiocchetto di fettuccine di carta in coda, e questi avevano la forma tradizionale. qualcuno lo abbiamo comprato perchè avevano le decorazioni più belle. li vedrete nelle foto e domenica 31 gennaio ad inventa il vento. abbiamo fatto una grossa scorta di filo a 9 e 12 corde quasi tutto panda, ma poi ne abbiamo preso anche di un'altro tipo che ci hanno consigliato gli indiani. quindi lo testeremo al prossimo raduno del fightersbar. IL VOLO CON COMBATTIMENTO SUI TETTI: finalmente arriva il giorno in cui si va a volare sui tetti, peccato io ero costretto a letto con diarrea vomito e febbre, per fortuna con l'ausilio del medico chiamato in albergo e i medicinali da lui prescritti, il giorno dopo ero a posto e pronto per andare sui tetti. a questo punto eravamo liberi dagli impegni del festival e siamo andati sui tetti. l'emozione è superlativa e difficile da descrivere. tanti aquiloni in volo, tutti che urlano in lingua gujarati che sono pronti al combattimento e aspettano in volo l'avversario da abbattere. ad ogni abbattimento urla di gioia ed esultanza sul tetto del vincitore. stereo sui tetti che emanano musiche di tutti i tipi e generi. i proprietari di casa che offrona da mangiare e da bere. il cielo colorato di aquiloni. atmosfera da pelle d'oca, veramente un'esperienza unica. c'era vento a sufficienza, per cui anche noi siamo riusciti, senza troppe difficoltà a far decollare i nostri patang, e abbiamo anche tagliato spesso, ci siamo fatti onore. e quando io e roberto tagliavamo il cavo di un aquiloni indiano, tutte le persone presenti sul nostro tetto esultavano ancor di più di quando erano loro a tagliare. non sono abituati a vedere stranieri che tagliano un indiano. lo straniero più forte è risultato un brasiliano che aveva però un mega carrete, usava volantin e del filo manja che si era portato dal brasile, ha fatto il vuoto attorno a se prima di esssere abbattuto. però non combatteva ad armi pari. noi e gli indiani tiravamo il filo con le mani incerottate per evitare tagli alle dita e la sensazione si sentiva direttamente sulle mani sia quando si tagliava che quando si veniva tagliati. poi la sera stessa siamo stati invitati a cena a casa dell'amico Tarun, io ho assaggiato poche cose, dato che ero stato male il giorno prima, ma erano squisite, mentre Roberto ha potuto approfittare appieno dell'ospitalità indiana. dopo cena la cosa più emozionante della nostra avventura aquilonistica indiana. ci siamo trasferiti nella casa del cugino di Tarun per volo/combattimento notturno sui tetti con patang di colore bianco o giallo ( così erano più visibili ). vi posso assicurare che il combattimento notturno è stato un'emozione unica, c'era un bel vento, più sostenuto che di giorno, dovuto all'escursione termica fra giorno e notte che è notevole. i tetti trasformati in simil ristoranti/discoteche/non so che. fatto sta che le urla e la musica dei tetti sopraffavano i rumori del traffico e sembrava di essere in un mondo a parte, in quei momenti gli indiani si dimenticano di tutto, vogliono solo tagliare gli aquiloni avversari. si dimenticano della fame, della sete, dei problemi, del lavoro, di tutto ciò che può affliggerli e pensano solo a volare, a tagliare e festeggiare. abbiamo volato e combattuto fino a mezzanotte, poi ritorno in albergo col tipico tuc tuc. spero di essere riuscito a trasmettervi almeno una parte delle emozioni che abbiamo provato, anche se non è facile descriverle. spero di non essere stato noioso e di avervi arricchito in qualcosa. poi come in tutte le cose c'è il rovescio della medaglia. abbiamo visto tanta sporcizia, tanta povertà ( tantissima gente che dorme sui marciapiedi con solo una coperta). altri vivono in baraccopoli fatte di bamboo e lamiere. altri chiedono elemosina. molti soffrono la fame ecc ecc. ma il bello è che tutti hanno il sorriso sulle labbra, soprattutto in questi giorni. molti bambini vanno a caccia di patang tagliati e li raccolgono in vari modi anche dagl'alberi e poi o si mettono a volare o li raccolgono e quando raggiungono una certa quantità li vendono. anche perchè la tradizione dice che il primo giorno si vola e combatte sui tetti con aquiloni nuovi, mentre il secondo giorno, si vola e si combatte solo con aquiloni recuperati. però devo dire che questa tradizione non viene molto rispettata. già dopo il primo giorno, girando per la città si vedevano patang abbattuti dappertutto. sulle case, sugl'alberi, sui fili della luce, insomma dappertutto. ovunque ti giravi, la città era colorata dai patang abbattuti e dal manja disperso. per ciò che riguarda il mangia, se ne trova di due tipologie, quello fatto industrialmente e quello fatto in maniera artigianale. quello artigianale spesso viene fatto direttamente in strada. non è raro vedere artigiani che lavorano il manja e lo asciugano per strada. di fabbricatori di patang, per strada nemmeno l'ombra. dopo queste giornate intense di aquilonismo combattente e non, noi ci siamo diretti al nord, in una zona in cui si sono rifugiati i tibetani fuggiti dal tibet in seguito all'invasione distruttiva dei cinesi. anche qui abbiamo visto volare qualche patang e abbiamo visto patang sugli alberi. ma le cose più belle qui erano altre. già dall'aereo ci siamo gustati lo spettacolo della catena montuoso dell'himalaya, innevata, con la totalità della sua maestosità e bellezza. più stupefacente delle nostre alpi per intenderci. una volta atterrati, col taxi siamo saliti di quota fino a 2000 metri per raggiungere l'insediamento dei tibetani in india, Daramshala e Mcleod Ganj. qui abbiamo visitato la residenza del Dalai Lama e diversi templi e insediamenti in cui vivono i monaci. in questa zona, c'è molta più libertà, che è però a mio avviso un'arma a doppio taglio. mentre nelle altre zone in cui siamo stati, l'alcool era proibito e quindi non se ne vedeva in giro, qui anche nei ristoranti e nei negozi, si vendeva tranquillamente, con tutte le conseguenze del caso. abbiamo quindi notato che qui la vita è diversa, più condizionata da vizi e trasgressioni, di cui non sto ad entrare nei particolari. anche i turisti inquesta zona sono diversi. sia in senso negativo che positivo (le contraddizioni dell'india) del tipo c'è immondizia dappertutto magari, e poi per strada non si può fumare, però se ti nascondi in una stradina non principale, li si può fumare. oppure puoi farlo in albergo o nei ristoranti con sala bevitori e fumatori. l'india è così, bisogna prenderla per quello che è con regole e tradizioni molto diverse dalle nostre. il cibo prevalentemente vegetariano ( si trova solo carne di capra e pollo ) è sempre molto piccante e saporito. questo in tutte la parti dell'india che abbiamo visitato. per noi europei spesso risulta piccante al limite dell'immangiabile, si rimane letteralmente a bocca aperta ehehehehehe. però ci sono cose molto buone anche per noi, tipo il masala chai, il the tipicamente fatto all'indiana. the preparato con aggiunta di burro di yuk. il chapati indiano, molto simile alla nostra piadina anche se più piccolo e fatto di farina integrale, viene utilizzato come pane, viene fatto in casa, e cotto du delle teglie particolari di terracotta o in particolari forni, dlla forma un pò curiosa. si trova anche la pasta fatta da loro, ce ne sono di diversi tipi ma sempre molto condite e speziate, come anche il riso. per avere riso bianco bisogna sempre insistere molto. il caffe viene fatto in tantissime maniere, lungo, lunghissimo, americano, ecc ecc ognuno lo fa amodo suo, è sempre molto diverso da un posto all'altro. per me che sono un amante del the, è stata una delizia poterne assaggiare di diversi tipi. the e caffè molto caldi non sono mai pericolosi da bere perchè eventuali batteri presenti nell'acqua vengono uccisi dal calore. nota dolente del viaggio sono stati principalmente i voli, soprattutto quelli con la brithis forse dovuti al particolare periodo dell'anno molto freddo in europa e anche al momento di fermento terroristico, a cui forse questa compagnia è più sensibile di altre, comunque già dalla partenza, una volta arrivati a londra, subito un ritardo di quasi 10 ore nel volo per delhi, di cui 4 ore seduti in aereo aspettando in fila che decongelassero ali e piste. poi al ritorno da delhi a londra, già cospicuo ritardo fin dalla partenza, poi perso coincidenza a londra, ci hanno cambiato il volo dandocene uno per la mattina dopo per bologna anzichè venezia, con pernottamento in albergo a londra. a parte questi disagi di ritardi, vi assicuro che i chek in sono stati strazianti, ogni aeroporto e ogni compagnia, li fa a modo suo vietando quasi qualsialsi cosa, soprattutto per ciò che riguardava il bagaglio a mano. anche il filo manja è stato un problema. però in definitiva devo dire che è stata una stupenda esperienza, che un fighters deve fare almeno una volta nella vita e anche i non fighters. le emozioni sono state molto forti. cosa fondamentale è che per affrontare un viaggio del genere bisogna conoscere benino l'inglese, io non avrei potuto fare questo viaggio senza roberto, e colgo l'occasione, per ringraziarlo pubblicamente per il regalo che mi ha fatto. fra l'altro mi sono trovato molto bene a viaggiare con lui. stavo dimenticando una cosa importante. come invitati al festival c'era un personaggio coreano, che è uno dei migliori custruttori di combattenti coreani, ce ne ha regalato qualcuno e qualcuno lo abbiamo comprato sono davvero molto belli e volano veramente bene, anche se come in tutte le cose bisogna prenderci un pò la mano. sono fatti di carta di riso e bamboo, sono davvero fatti bene. quelli che avevo visto io in italia finora, loro li considerano da appendere al muro e non da combattere. quelli combattenti sono altri. almeno loro ci hanno spiegato così. poi avevano anche un loro raccoglitore di filo fatto in legno molto duro e resistente e di forma molto particolare, che fa le veci del carrete. perchè dicono che il carrete è poco robusto per i coreani e potrebbe rompersi. poi dipende sempre dal vento che soffia logicamente. ora passo e chiudo spero di avervi fatto cosa gradita con questo lungo post, e di non avervi annoiato troppo.